Mark, la crypto di Benchmark Protocol

mark crypto

Mark è la criptovaluta di Benchmark Protocol: si tratta di un token su Ethereum, e non di una vera e propria criptovaluta. 

L’andamento del prezzo della crypto Mark

È stato lanciato sui mercati crypto a novembre 2020, ovvero poco prima che si innescasse la grande bull run del 2021. Infatti, nel giro di soli due mesi il suo prezzo passò dagli 0,2$ di dicembre ai 4,2$ di febbraio, con un guadagno del 2.000%. 

Poi, però, il prezzo si stabilizzò per un certo periodo attorno a 1,5$, fino a che a marzo 2022 iniziò a scendere fino a toccare gli 0,4$ a giugno. 

Tuttavia, ora è tornata attorno a 1,6$, ovvero in linea con il prezzo del 2021. 

In questo momento rispetto all’anomalo picco di febbraio 2021 è sotto del 62%, ma per l’appunto si è trattato solo di un breve picco anomalo durato un paio di settimane ad inizio febbraio. 

È, invece, molto interessante che dopo il minimo annuale di giugno, quando i mercati crypto erano in forte crisi, sia già riuscito a recuperare il prezzo medio del 2021. 

Non va confuso con un altro token, chiamato sempre MARK, appartenente al progetto Plato Farm e praticamente fallito. Infatti, questo token omonimo, nato a marzo di quest’anno, dopo aver toccato il picco massimo a fine marzo ha poi perso il 99% del proprio valore. 

La capitalizzazione di mercato della crypto Mark

Tornando al token MARK di Benchmark Protocol, si tratta di un protocollo DeFi creato per mitigare gli eventi di liquidazione sui mercati crypto decentralizzati. Lo stesso token serve per coprire i rischi grazie ad un’offerta elastica. Di fatto vuole essere una stablecoin alternativa che collega i mercati dei capitali tradizionali alla DeFi.

Proprio per questo motivo il suo valore sul medio-lungo periodo sembra abbastanza stabile, ed è tornato velocemente sui livelli del 2021. 

Lo si capisce meglio analizzando la sua market cap. 

A novembre 2020 era di circa 400.000$, mentre ora è di circa 600.000$. Ma nei mesi intermedi era salita moltissimo, per poi riscendere ai livelli iniziali. 

Già a dicembre 2020 era salita a 2 milioni di dollari, per poi esplodere ad inizio 2021 grazie all’esplosione della circulating supply, unita all’aumento del prezzo. 

A febbraio 2021 era già salita a 28 milioni, per poi toccare i 45 milioni a maggio. La cosa curiosa è che, mentre da febbraio a maggio 2021 il prezzo scendeva, la sua capitalizzazione di mercato aumentava, grazie proprio alla supply flessibile. 

A giugno 2021 la capitalizzazione era già scesa a 14 milioni, per poi scendere a 3 milioni a fine anno. 

Nel corso del 2022, nonostante un prezzo relativamente stabile, è scesa ancora fino ai 200.000$ di giugno, per poi tornare di poco sopra i livelli di partenza. 

Queste dinamiche rendono bene l’idea di quanto variabile possa essere la sua supply, e di come tale variabilità serva proprio a cercare di mantenere il prezzo del token MARK vicino a 1$. 

xMark

Benchmark Protocol utilizza anche un altro token, xMark, che viene coniato da chi mette in staking token MARK all’interno della piattaforma. Questi token xMARK non sono soggetti a rebase, mentre, invece, lo è la quota di token MARK che rappresentano.

In altre parole il numero di token MARK rappresentati da ciascun token xMARK è variabile, ed è costituito da un rapporto che cambia giornalmente ad ogni rebase.

xMARK è stato creato per consentire l’esposizione di MARK su diverse blockchain, e per piattaforme che non supportano i meccanismi di rebase. I token xMARK possono essere riconvertiti in token MARK in qualsiasi momento.

Benchmark Protocol nel dettaglio

Benchmark Protocol è un protocollo di rebase costruito sulla rete Chainlink Keeper. Il suo token MARK costituisce un’alternativa elastica e non diluitiva alle stablecoin, e collega gli utenti alla DeFi. 

Il protocollo regola dinamicamente la supply di MARK in base alle deviazioni dalla metrica target, pari a 1 unità di diritti speciali di prelievo (SDR). L’utilizzo di SDR come riferimento serve per creare casi d’uso più ampi piuttosto che un’esposizione a una sola valuta fiat. 

Gli SDR (Special Drawing Rights) sono asset di riserva in valuta estera mantenuti dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il loro valore è variabile, tanto che nel corso del 2022 ha toccato il minimo di sempre, anche a causa della notevole forza del dollaro USA. 

Tutto ciò serve per dare al token MARK un valore stabile, ma differente rispetto a quello delle stablecoin basate sul dollaro USA. Ciò gli consente di avere un profilo di rischio valutario globale, rispetto al profilo di rischio valutario unico delle stablecoin ancorate alle singole valute fiat. 

Non è quindi un caso che dal 2021 al 2022 il suo valore di mercato sia passato da una media di 1,5$ a 1,6$, ovvero con un incremento in percentuale simile a quello dell’inflazione negli USA. 

Va tuttavia ricordato che si tratta di un progetto ancora molto giovane, che non ha ancora avuto il tempo per dimostrare di essere stabile e solido sul lungo periodo.