Il futuro prossimo delle crypto

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I casi di Silicon Valley Bank e Credit Suisse hanno dato la sveglia e suonato l’allarme sul sistema bancario non solo oltreoceano, ma anche nel vecchio continente, e già nell’ambiente degli operatori e sulle principali testate di settore si parla di una crisi diffusa nel settore bancario: a questo punto, quale futuro deve attendersi il mercato crypto?

Invece, nel settore della finanza crypto, i mercati hanno retto alla grande l’impatto del dissesto di alcune importanti piattaforme di exchange (da FTX alla nostrana The Rock Trading) e le quotazioni dei principali asset come bitcoin, continuano la loro corsa al rialzo.

In più, si va progressivamente delineando un quadro di regole sempre più chiare: dal primo pacchetto di norme sul trattamento fiscale degli introiti da cripto-attività, all’ormai prossima adozione del MiCA (Markets in Crypto-Assets), il regolamento europeo del settore delle criptovalute dal quale si aspettano importanti tutele per i risparmiatori.

Di questi giorni, poi, è l’approvazione di un decreto-legge sulla tokenizzazione, ovvero, sull’emissione e la circolazione di azioni, obbligazioni, titoli di debito e altri strumenti finanziari mediante tecnologie a registro distribuito.

È il primo passo verso la costruzione di un mercato su vasta scala di servizi crittografici alternativi, concorrenziali, e di comune accesso, rispetto a quelli di banca e finanza convenzionale per privati e aziende?

Qual è il futuro prossimo che ci possiamo aspettare sulle crypto?

Ne abbiamo parlato con Gianluca Massini Rosati, fondatore e presidente del gruppo Allcore S.p.A. quotato a Piazza Affari, primario operatore nel settore della consulenza aziendale e fiscale, che ha registrato una crescita vertiginosa negli ultimi anni.

Massini Rosati ha creduto fin dalla prima ora nelle potenzialità di asset e tecnologie decentralizzate. 

Lo ha fatto al punto tale da investire per la realizzazione di una piattaforma di servizi di tesoreria per le aziende basata su blockchain e, più di recente, una divisione nuova di zecca, Crypt&Co, specializzata nel supporto e nella consulenza fiscale e legale in materia di crypto, che si rivolge a operatori non professionali e non solo: una delle mission principali è quella di accompagnare le aziende, in una transizione in cui l’uso di asset crittografici diventerà uno strumento cruciale per la pianificazione strategica, finanziaria e fiscale.

D: Alla luce delle regolamentazioni introdotte con la legge finanziaria 2023, quali sono le principali novità per quanto riguarda gli obblighi fiscali sulle criptovalute?

R: Con la legge 197, in vigore dal 1° gennaio 2023, si è finalmente dato l’abbrivio a colmare quei vuoti legislativi che da tempo si aspettavano in materia fiscale crypto. Innanzitutto, si è data una classificazione alle criptovalute come asset virtuali, si è stabilita l’obbligatorietà dichiarativa dei beni detenuti e si sono definiti gli “eventi” che danno origine invece all’imposizione fiscale.

D: Obbligatorietà dichiarativa e imposizione fiscale: chiariamo questi due aspetti.

R: Sull’aspetto dichiarativo, tutti i detentori di criptovalute o asset digitali sono oggi chiamati alla compilazione nel modello redditi 2023, specificamente, del cosiddetto quadro RW, cioè il documento dedicato al monitoraggio degli investimenti patrimoniali e delle attività finanziarie estere. 

Per quanto riguarda invece il quadro impositivo, il quadro RT, determinate operazioni di compravendita o di trasferimento di criptovalute, definite crypto-attività dalla normativa, possono comportare un’imposta da pagare. La stessa norma dice anche che la permuta tra cripto-attività aventi le medesime caratteristiche e funzioni non è considerata operazione fiscalmente rilevante, e quindi non è soggetta a tassazione.

D: Ci sono degli aspetti di particolare rilievo in questo nuovo quadro normativo e fiscale per chi detiene crypto?

R: Il calcolo delle plusvalenze soggette a tassazione si basa sulla differenza tra il corrispettivo percepito e il costo o il valore di acquisto. Le minusvalenze possono invece essere portate in deduzione integrale per importi superiori ai 2000€.
C’è da considerare che il costo o valore di acquisto dovrà essere documentato con elementi certi e precisi a cura del contribuente. In mancanza di essi il costo è pari a zero.

In caso di acquisti per successione, il costo di acquisto è pari a quello dichiarato agli effetti dell’imposta di successione. Invece, su donazione di crypto si assume il costo di acquisto del donante.

Infine, qualsiasi trasferimento a soggetti diversi dagli intestatari del rapporto di provenienza, salvo che il trasferimento non sia avvenuto per successione o donazione, è considerato cashout.

D: Ritornando sugli obblighi da parte di un utente che detiene criptovalute da tempo, ma negli anni precedenti non ha mai dichiarato le proprie criptovalute o i propri asset digitali, cosa deve fare per regolarizzare la propria posizione con il fisco?

R: Per regolarizzare la propria posizione, gli utenti che non hanno indicato le crypto-attività alla data del 31 dicembre 2021 nella loro dichiarazione dei redditi, potranno in caso di assenza di redditi da dichiarare, cioè senza aver mai fatto nessun cash out, versare una sanzione per omessa dichiarazione nella misura ridotta dello 0,5% per ciascun anno di detenzione sul valore delle attività non dichiarate.

In caso invece di redditi da dichiarare, quindi a seguito di cash out,  la regolarizzazione potrà avvenire tramite il pagamento di un’imposta sostitutiva del 3,5% del valore al momento del realizzo e di una sanzione per omessa dichiarazione nella misura ridotta dello 0,5% per ciascun anno.

C’è da evidenziare un’occasione da sfruttare a tale riguardo: è prevista la rivalutazione del valore delle crypto-attività detenute al 1 gennaio 2023 assumendo il valore a tale data attraverso il pagamento di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi del 14%, rateizzabile in 3 rate annuali, con prima rata da versare entro il 30 giugno 2023. 

Questa occasione è comunque da valutare secondo convenienza rispetto alla rivalutazione stessa e in base alle precedenti attività. In questo caso una consulenza specifica sul singolo caso è necessaria: consulenza che in Crypt&Co. [cryptandco.com] forniamo ai nostri clienti.

D: Recente si è dato il via al decreto-legge n. 25/2023 sull’adeguamento dell’ordinamento nazionale alle norme europee sulla “tokenizzazione” degli asset finanziari. È un passo verso un cambiamento che porterà sempre più alla finanza decentralizzata? Sul piano fiscale cosa potrebbe comportare per gli investitori? 

R: La possibilità di trasformare strumenti finanziari in token permetterà di scambiare peer to peer strumenti quali azioni, obbligazioni e titoli di debito, avvalendosi della tecnologia blockchain e di tutti gli aspetti di decentralizzazione che essa comporta.  

Uno degli aspetti più interessanti sarà la disintermediazione di questo settore che, almeno in teoria, passerà di mano dalle istituzioni finanziarie alle piattaforme tecnologiche, cambiando di fatto per sempre il volto del sistema finanziario che abbiamo sempre conosciuto. Potrebbe portare ad un sistema che si autoregola e che si ripulisce dagli eccessi che stiamo vivendo negli ultimi 20 anni, traghettandoci dall’economia del debito all’economia del valore.

Sicuramente sia per i privati che per le aziende sarà interessante poter valutare aspetti d’investimento differenti che si basano su nuove tecnologie. In questo caso, una valida pianificazione fiscale sarà giocoforza di un corretto progetto d’investimento e avvalersi di esperti di questo settore innovativo avvantaggerebbe i soggetti che, pur nell’intenzione di approcciarsi alla finanza disintermediata, potranno restare al sicuro nel loro rapporto con il fisco.