Luglio 2023 è stato un mese in crescita per il mining di Bitcoin, sia per quanto riguarda l’hashrate che per quanto concerne gli incassi dei miner.
In particolare l’hashrate ha fatto registrare nuovi record assoluti.
L’hashrate di Bitcoin
A luglio 2023 si è registrato il maggior picco di sempre per quanto riguarda l’hashrate di Bitcoin.
Si è verificato sabato 8 luglio, quando ha superato per la prima volta nella storia i 500 Eh/s.
Per avere un metro di paragone, un anno fa la media settimanale era di 200.
Quel picco si è verificato solamente in poche ore dell’8 luglio, e dato che si tratta solo di una stima è un numero che va preso con cautela.
Prendendo le medie settimanali, che sono una stima più prudente, il picco massimo si è verificato l’11 luglio a quota 410 Eh/s. È comunque più del doppio di un anno fa.
Per quanto riguarda invece le medie giornaliere il record assoluto spetta proprio all’8 luglio con 465 Eh/s.
Da notare che anche la difficulty ha fatto registrare il suo massimo di sempre a luglio, anche perchè se aumenta l’hashrate inevitabilmente poi aumenta la difficulty.
Non a caso il picco massimo della difficulty si è raggiunto il 12 luglio, poco dopo i record dell’hashrate dato che la difficulty si aggiorna solamente una volta ogni circa due settimane. Dopo aver sfiorato i 60T, a fine mese è poi scesa sotto i 54T a causa dell’inevitabile contrazione dell’hashrate.
I profitti
La cosa curiosa è che, nonostante l’aumento della difficulty, i profitti per i miner sono aumentati.
In genere quando aumenta la difficulty aumentano anche i costi per i miner. E dato che, complessivamente, i ricavi sono abbastanza stabili, un aumento della difficulty tende a ridurre i profitti.
E invece rispetto agli 0,07$ al giorno per Th/s di giungo, a luglio la profittabilità del mining di Bitcoin è salita a quasi 0,08$.
Infatti sono proprio anche aumentati i ricavi.
Complessivamente i miner a luglio hanno incassato 844,5 milioni di dollari, ovvero quasi 61 milioni in più rispetto a giugno.
Va tuttavia detto che luglio ha un mese in più, quindi anche solo per questo gli incassi mensili complessivi dovrebbero essere maggiori del 3%. Ma a luglio l’incremento degli incassi complessivi per i miner di Bitcoin è stato del 7%.
Il totale di 844,5 milioni è costituito da 18,8 milioni di dollari provenienti dalle fee, ed il resto dai premi per blocco. Quindi è evidente che l’incremento non sia dovuto a maggiori fee incassate, ma semplicemente ad un valore di mercato più elevato di BTC a luglio rispetto a giugno.
D’altronde a giugno il prezzo medio di BTC è stato ben inferiore a 30.000$, mentre a luglio è stato più o meno attorno a quella soglia.
In altre parole il mining di Bitcoin in questo periodo se la passa piuttosto bene.
Il minimo assoluto degli ultimi anni per quanto riguarda la profittabilità del mining di Bitcoin è stato toccato tra novembre e dicembre 2022, quando il prezzo di BTC era attorno ai 16.000$. Va comunque sottolineato che era di circa 0,06$ al giorno per Th/s, contro i quasi 0,08$ attuali. Quindi nemmeno in quel momento buio il mining di Bitcoin ha mai rischiato grosso.
Il consumo energetico
A dicembre si è toccato anche il picco minimo del consumo energetico stimato a livello globale per quanto riguarda il mining di Bitcoin.
La stima del consumo totale annuale a dicembre si era ridotta a 70 TWh, ma già a marzo era tornato sopra i 100. A luglio per un breve momento si sono superati anche i 110 TWh, ma in media tale stima è rimasta compresa tra 100 e 110.
Il picco massimo del consumo si è toccato a dicembre 2021, ovvero poco dopo l’apice dell’ultima grande bullrun, quando superò i 200 TWh. Quindi, escludendo il picco minimo di dicembre 2022, si può dire che dal picco massimo il consumo energetico di Bitcoin si è dimezzato.
Prima dell’inizio dell’ultima grande bullrun era di circa 80 TWh, quindi da allora non è aumentato di molto.
Non bisogna dimenticare che il consumo energetico del mining di Bitcoin non è né fisso né stabilito a priori. Sono i miner che, arbitrariamente, scelgono quanto consumare.
Essendo però il mining una competizione in cui vince chi estrae più hash, è inevitabile che i miner siano portati a consumare quanto più possibile, ma sempre e comunque con costi inferiori ai ricavi, perchè non minano in perdita.
Quindi quando aumenta il valore di mercato dei BTC che minano possono permettersi di aumentare anche i costi di estrazione, e quindi il consumo energetico, ma se il prezzo scende allora devono per forza anche ridurre i consumi.