Pochi giorni fa il Chief Legal Officer di Kraken ha affermato durante un’intervista che il sistema di regolamentazione crypto degli USA è insostenibile.
Ormai da parecchi mesi molti exchange crypto statunitensi, o esteri ma che operano negli USA, stanno avendo dei problemi in particolare con la SEC.
La SEC è l’autorità locale che vigila sui mercati finanziari, in particolare quelli delle security, e sta di fatto accusando un po’ tutti gli exchange crypto di consentire compravendite di security non registrate.
La mancanza di chiarezza
Il problema è la mancanza di chiarezza normativa, in particolare negli Stati Uniti non è ancora chiaro come si devono applicare le norme tradizionali ai nuovi mercati crypto in assenza di una regolamentazione specifica per gli asset digitali.
Nella UE invece hanno già risolto il problema con il MiCAR, ovvero la Markets in Crypto-Assets Regulation.
Quindi in giro per il mondo c’è chi ha già cercato di fare chiarezza normativa, e chi invece non è ancora stato in grado di dare agli operatori crypto un quadro normativo certo e chiaro su cui poter operare in sicurezza.
A dire il vero il problema sollevato dalla SEC non è ancora stato chiarito nemmeno dall’Unione Europea, ma mentre nella UE per ora nessuna agenzia di vigilanza sui mercati finanziari ha sollevato il problema accusando gli exchange, la SEC invece lo ha fatto.
Tuttavia non è la SEC ad avere il potere di decidere arbitrariamente cosa sia da considerare security oppure no, altrimenti lo avrebbe già fatto. La decisione spetta alla giustizia, ovvero ai tribunali, che in teoria dovrebbero esprimersi su ogni singola criptovaluta. Sarebbe molto più semplice e chiaro se invece fosse il Congresso ad esprimersi in modo netto e definitivo a riguardo, magari con una legge ad hoc.
La posizione di Kraken in merito alle normative crypto
Kraken è uno dei maggiori exchange crypto statunitensi, soprattutto dopo la scomparsa di FTX. È un exchange storico, dato che esiste fin dal 2011, ed ha sempre avuto una posizione piuttosto vicina ai principi libertari che hanno portato alla nascita di Bitcoin.
Il CLO di Kraken, Marco Santori, ha espresso quella che potrebbe essere considerata la posizione dell’azienda in merito allo stato della regolamentazione crypto negli USA, ed ai problemi che sta causando agli exchange.
Lo ha fatto durante un’intervista rilasciata a Forbes, dopo aver partecipato in qualità di testimone all’udienza tenutasi alla Camera dei Rappresentanti e dedicata proprio al futuro dei digital asset.
Santori è un vero e proprio esperto di tali questioni, con un’esperienza che risale addirittura al 2014.
Innanzitutto ha affermato senza mezzi termini che “situazione negli Stati Uniti sia insostenibile” per quanto riguarda gli operatori crypto, e che sarebbe necessario fare qualcosa a riguardo.
Sebbene concordi a sottolineare l’importanza della protezione dei consumatori, vorrebbe però anche garantire che l’innovazione continui ad andare negli USA.
Invece sembra che gli exchange statunitensi stiano cercando di andarsene dal paese, con ad esempio il maggiore exchange crypto USA che ha appena aperto una nuova versione internazionale con sede alle Bermuda.
Per Santori il problema principale in questo momento è proprio la battaglia giurisdizionale tra SEC e CFTC, con la SEC che sta cercando di ottenere maggiore potere a riguardo sostenendo che le criptovalute siano security, mentre secondo la CFTC (Commodity Futures Trading Commission) la maggior parte sarebbero delle commodity.
L’obbligo di registrazione degli exchange
Il vero obiettivo della SEC sembra essere quello di arrivare ad imporre a tutti gli exchange crypto una registrazione presso il proprio albo, così da avere l’autorità per controllarli.
Va ricordato che per consentire la compravendita di security non solo gli stessi titoli devono ottenere l’approvazione e la registrazione alla SEC, ma anche le piattaforme che ne consentono gli scambi.
Invece per permettere lo scambio di commodity non servono particolari autorizzazioni, tanto che fino ad ora gli exchange USA hanno potuto operare senza l’obbligo di registrazione. A dire il vero in alcuni Stati ci sono norme già più stringenti, ma sia Coinbase che Kraken sono aziende innovative californiane, dove le norme a tal proposito sono più libere e meno stringenti.
Sebbene Bitcoin sia da tutti considerato una commodity, ormai si mette in dubbio persino la natura di Ethereum, forse solo per cercare di arrivare ad obbligare gli exchange crypto a registrarsi.
È possibile che vi siano centinaia, se non migliaia di criptovalute che sarebbero da considerare security non registrate, ma su Ethereum è più che lecito avere dei dubbi. Lo stesso presidente della SEC, Gary Gensler, fino a relativamente poco tempo fa la considerava una commodity, ma in tempi recenti ha cambiato idea.
La CFTC
Secondo il CLO di Kraken sarebbe preferibile invece che fosse la CFTC ad ottenere il primato normativo sul settore crypto, perché considera che le criptovalute listate sull’exchange non siano security.
L’intervistatore di Forbes fa notare che Kraken, come molti altri exchange, conduce un’analisi prima di listare un qualsiasi token, e da queste analisi emergerebbe che quelli listati sull’exchange non siano security.
Rimane però il fatto che solo la magistratura può pronunciarsi definitivamente in materia, allo stato attuale delle cose, e per ora non lo ha ancora fatto. Anzi, sono più di due anni che la SEC è in causa contro Ripple accusandola di aver venduto XRP come una security non registrata, e per ora il tribunale non si è ancora pronunciato in materia.
Oltretutto la CFTC non richiede una registrazione, mentre Santori ha rivelato che l’affermazione della SEC secondo la quale sarebbe facile registrarsi presso di loro è “sconcertante”.
Ha sottolineato come un tradizionale documento S-1, ovvero quello che le aziende depositano presso la SEC come parte della loro domanda di ammissione, in realtà può costare milioni di dollari per essere compilato con correttezza. Ad esempio, un progetto crypto dovrebbe includere dati riguardo il numero e la distribuzione dei nodi, la quantità di sviluppatori, i commit su Github, eccetera.
Oltre Kraken, le nuove leggi crypto negli USA
In realtà il Congresso USA sta lavorando da tempo ad una regolamentazione specifica per il mercato crypto, ma per ora non sono ancora riusciti ad arrivare al dunque.
La stessa udienza a cui ha partecipato Santori ha portato alla decisione che due sottocommissioni dovranno concordare il testo della nuova legge perchè possa andare avanti ed essere presentata al Senato.
In altre parole tale legge ad oggi sembra impantanata nelle classiche beghe di palazzo, forse anche a causa di una conoscenza troppo parziale dell’argomento da parte dei politici che si devono pronunciare a riguardo.
In effetti però per velocizzare l’iter potrebbero prendere spunto dal MiCAR europeo, ma a quanto pare preferiscono un approccio differente.
Quello che forse non è ancora sufficientemente chiaro è se l’orientamento politico degli USA sia più propenso a dare precedenza alla protezione dei consumatori, come avvenuto nella UE, o invece sia più propenso a dare precedenza all’innovazione, come ad esempio sta accadendo negli Emirati Arabi Uniti (UAE).
Il fatto è che la UE non ha un ruolo di leadership nel settore crypto da mantenere o consolidare, mentre gli USA sì. Questo ruolo, a livello globale, è minacciato proprio da paesi come l’UAE, o la Svizzera, e forse è proprio per questo che la politica statunitense non riesce a decidersi.
Da un lato probabilmente vorrebbe poter fare come nella UE, irrigidendo le normative riguardanti i mercati crypto, ma dall’altra ha paura che così facendo potrebbero lasciare la leadership del settore ad altri Paesi. Gli exchange crypto per ora si trovano nel mezzo, e questo provoca loro parecchi grattacapi.