È guerra alle criptovalute: dopo Binance, anche Coinbase è sotto il mirino della SEC

coinbase sec

Breaking news: la SEC ha citato ufficialmente in giudizio anche l’exchange di criptovalute Coinbase presso il tribunale distrettuale di New York.

Un giorno dopo aver attaccato Binance, ecco nuove prese di posizione da parte dell’ente federale statunitense che sta facendo di tutto per ostacolare il mercato crypto.

Vediamo insieme i dettagli della notizia.

Coinbase e le accuse da parte della SEC

Nuovo giorno, nuova causa intentata dalla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti d’America, questa volta nei confronti di Coinbase, uno degli exchange di criptovalute più compliant del settore.

La denuncia dell’agenzia statunitense è stata formalmente effettuata presso il tribunale del distretto meridionale di New York, in un atto in cui Coinbase è stata citata per violazione di “disposizioni di registrazione”.

Secondo le accuse, l’exchange non avrebbe adempiuto ad alcuni obblighi prescritti dal Securities Exchange Act del 1934 e del Securities Act del 1933.

Nel dettaglio la società capitanata da Brian Armstrong non avrebbe mai registrato il suo servizio di “staking-as-a-service” e avrebbe offerto agli investitori vendite di titoli non autorizzati che rientrano nella voce di security token.

Tra questi possiamo osservare criptovalute come SOL, ADA, MATIC, FIL, SAND, AXS, CHZ, FLOW, ICP, NEAR, VGX, DASH e NEXO.

Qualche token tra quelli appena elencati sono stati segnalati anche nella causa di ieri presentata dalla SEC nei confronti di Binance.

Ricordiamo che con security token si intende un prodotto finanziario da cui gli investitori si aspettano un ritorno finanziario, legato soprattutto all’andamento della società che li emette.

Questo genere di prodotti devono essere obbligatoriamente registrati presso gli enti di vigilanza americani ed ottenere le dovute autorizzazioni, cosa non fatta da Coinbase e Binance.

Il direttore della Divisione di applicazione della SEC ritiene che le accuse siano state calcolate in modo adeguato aggiungendo parole dure nei confronti di Coinbase:

“Semplicemente non puoi ignorare le regole perché non ti piacciono o perché ne preferiresti di diverse: le conseguenze per il pubblico che investe sono troppo grandi”.

Resta ora molto interessante osservare come risponderà il crypto exchange e se effettivamente abbandonerà il mercato statunitense, come già preavvisato in caso di mancata collaborazione da parte degli enti federali americani.

Anche Binance, principale competitor di Coinbase, ha annunciato che difenderà vigorosamente la propria posizione dal bullismo della SEC, senza però far riferimento ad alcuno spostamento delle propria operatività.

Il rischio di una regolamentazione troppa restrittiva

Il modo in cui la SEC sta attaccando Coinbase, e in generale tutti gli exchange e le principali criptovalute del settore, è alquanto ridicolo sotto ogni punto di vista.

In primo luogo è imbarazzante come nel 2023, società multimiliardarie che operano in mercati di nicchia, altamente specializzati sul fronte tech, debbano seguire delle regolamentazioni datate 1930, senza la possibilità di alcuna deroga.

In secondo luogo, molte delle criptovalute che la SEC ha citato come security, esistono da  svariati anni, e solo oggi l’agenzia statunitense è stata in grado di riconoscerle come tali, permettono ad aziende come Binance di basare il proprio core business proprio sul trading di questi prodotti. 

In ultima istanza, è ovvio che l’attuazione di regimi così stringenti per i crypto-exchange facciano parte di una mossa politica ben architettata per fare in modo che si aprono le porte le il futuro della CBDC, che altro non sono che criptovalute centralizzate sotto il controllo dei governi.

Le continue accuse e prese di posizioni sono inaccettabili dall’industria crypto, che ora deve difendersi con le unghie e con i denti per far valere i propri diritti e far sentire a voce alta le proprie argomentazioni.

Se la SEC dovesse continuare con questo trend, rischierebbe di rovinare il mercato USA dallo sviluppo di tecnologie blockchain legate all’utilizzo delle valute crittografiche decentralizzate.

Il tutto potrebbe creare gravi danni al paese: molto probabilmente molti provider di servizi crypto si sposteranno in Europa, dove stanno entrando in vigore regolamentazioni meno soffocanti ,come ad esempio il MiCA.

Inoltre, la concorrenza degli altri continenti potrebbe danneggiare lo sviluppo tecnologico dell’intero continente, che rimarrebbe indietro anni luce e perderebbe il controllo dei mercati tech avvantaggiando i rivali cinesi.

Chi, invece, probabilmente non ne risentirà, quantomeno nel lungo periodo, sono proprio le criptovalute, visto che sono nate proprio con l’intento di eludere i poteri forti centralizzati.

Bitcoin in particolare è stato diffuso da Satoshi Nakamoto proprio con la caratteristica di essere resiliente alla censura, e potenzialmente usufruibile in qualsiasi condizione di avversità sul fronte sociale ed economico.Bitcoin, così come le crypto, rappresenta libertà, ed è arrivato il momento di proteggere questi valori.