Tra azioni, bond e liquidità cosa rende di più col taglio dei tassi FED?

Non ci sono dubbi sul fatto che la Federal Reserve procederà con il taglio dei tassi di riferimento durante l’anno in corso. Alcune indiscrezioni avevano paventato la possibilità che i tassi FED potessero subire una prima riduzione già nel board della primavera ma gli ultimi dati macro hanno confermato che sarà necessario attendere ancora un pò di mesi prima di assistere alla tanto attesa sforbiciata.

A prescindere da quelle che sono le valutazioni degli analisti, su un punto c’è massima convergenza: visto che il costo del denaro è ai livelli più alti dal 2001, il taglio dei tassi impatterà su tutte le classi di attivi, dalle azioni alle obbligazioni passando per la liquidità.

In ottica investimento, ciò che più di tutto interessa ai traders è capire su quali mercati sarà possibile trovare i rendimenti migliori dopo il taglio dei tassi. La questione è fondamentalmente quella di comprendere quale sarà la reazione del mercato alla riduzione del costo del denaro.

Si tratta di un tema complesso che può essere affrontato solo prendendo in considerazione quello che è avvenuto nelle occasioni precedenti. Fermo restando che in finanza vale sempre la regola per cui le prestazioni passate non sono garanzia di quelle future, la reazione delle varie classi di attivi a seguito delle precedenti riduzione del costo del denaro da parte della FED, può fornire spunti su quello che potrebbe avvenire con l’atteso taglio del 2024. Ad occuparsi della tematica sono stati gli esperti di Schroders.

Taglio tassi FED e reazione su azioni, obbligazioni e liquidità: i precedenti storici

Nell’arco temporale dei 12 mesi successivi all’inizio di cicli di taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve, le azioni di Wall Street hanno messo in evidenza una performance decisamente positiva rispetto agli altri strumenti di investimento. Secondo l’analisi condotta da Duncan Lamont, CFA Head of Strategic Research di Schroders, la sovraperformance delle azioni si è vista nel corso di ben 22 cicli di riduzione dei tassi d’interesse a partire dal 1928.

Vediamo più nel dettaglio.

Nel periodo di 12 mesi successivi all’inizio di cicli di riduzione dei tassi, il rendimento medio delle azioni USA è stato dell’11% superiore all’inflazione. Chi ha scelto di investire in azioni, quindi, ha ottenuto un rendimento reale positivo durante tali fasi di rialzo dei tassi di interesse.

La prestazione delle azioni ha battuto quella dei titoli di Stato del 6 per cento e quella delle obbligazioni societarie del 5 per cento. C’è quindi un abisso sui rendimenti che induce a pensare che sia molto più vantaggioso detenere azioni in contesti caratterizzati da riduzione dei tassi d’interesse dopo periodi di forte rialzo.

I rendimenti delle azioni, quindi, battono quelli delle obbligazioni ma vanno meglio anche della liquidità. I titoli azionari, infatti, hanno battuto la liquidità in media del 9 per cento nei 12 mesi successivi alla riduzione dei tassi.

Tra bond e liquidità, invece, sono stati i primi a mettere a segno i rendimenti più alti.

Quindi le asset con i migliori rendimenti nei 12 mesi successivi all’avvio del taglio dei tassi sono:

  • azioni
  • obbligazioni
  • liquidità

Questa classifica è frutto delle rispettive performance nei precedenti storici (22 fasi di riduzione del costo del denaro da parte della FED dal 1928.

Cosa significa che le azioni rendono meglio dei bond con taglio dei tassi FED

E veniamo adesso alla spiegazione di questa graduatoria. Secondo l’analista è un dato di fatto che le azioni hanno sempre tentato di evitare la recessione, tuttavia hanno sempre tenuto la posizione anche in periodi recessivi.

In 16 dei 22 cicli esaminati da Duncan Lamont di Schroders, l’economia statunitense era già in recessione quando sono iniziati i tagli dei tassi (o vi è entrata entro 12 mesi) eppure le azioni hanno continuato ad offrire un buon rendimento. Per l’esperto sebbene i rendimenti azionari siano stati migliori quando si è evitata la recessione, comunque si è evidenziata una performance mediamente positiva anche in periodi recessivi. Ovviamente ci sono delle eccezioni a questa tendenza, e una recessione è un evento che gli investitori dovrebbero sempre valutare con attenzione. Per chi investe sul mercato azionario, l’arrivo di una recessione non è una “festa” ma non deve neppure essere motivo di eccessiva preoccupazione.

Viceversa chi investe in obbligazioni spesso registra performance migliori in periodi recessivi. Ciò si verifica perchè gli investitori traggono beneficio dall’acquisto di beni rifugio, in particolare titoli di Stato, che riducono i rendimenti e aumentano i prezzi delle obbligazioni. Secondo l’analista, comunque, ci sono situazioni in cui gli investitori obbligazionari hanno ottenuto performance positive anche quando la recessione è stata evitata. Le obbligazioni societarie, in particolare, hanno mostrato una sovraperformance rispetto ai titoli di Stato in scenari economici più ottimistici.

Al di là delle differenze, sia le azioni che le obbligazioni hanno storicamente performato bene quando la FED ha avviato il taglio dei tassi. E nel 2024 cosa potrebbe accadere?

A differenza dei precedenti storici, la FED non ha intenzione di tagliare i tassi perché ha paura di una economia debole ma perchè l’inflazione si sta contraendo rispettando le previsioni.

Ciò significa che se la FED riuscirà a concretizzare quell’atterraggio morbido di sui si parla da tempo, il 2024 sarà un anno di rendimenti sia per chi investe in azioni che per chi investe in bond.

Entrambe le asset class dovrebbero essere presenti nei portafogli di investimento. Chi volesse investire in azioni e bond da una stessa piattaforma può usare questi broker:

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