Perché Tether preoccupa il mercato crypto? L’analisi di JPMorgan

Le preoccupazioni legate alla crescita della quota di mercato della stablecoin Tether (USDT) sono dettagliatamente illustrate in un recente rapporto di JPMorgan Chase & Co., ma di cosa si tratta esattamente, e perché USDT rappresenterebbe un rischio per l’intero mercato delle criptovalute?

Il dato da cui origina questa analisi è quello dell’ormai prossimo raggiungimento, per USDT, dei 100 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. Si tratta della prima volta che una singola stablecoin raggiunge una quota simile.

Non dimentichiamo che stiamo parlando di una stablecoin che è da tempo parte integrante dei mercati crypto, ma che al tempo stesso si propone come alternativa meno volatile a quei trader che sono interessati a scambiare asset digitali con altri che siano in grado di offrire un maggior livello di sicurezza.

Perché la crescita di Tether (USDT) preoccupa JPMorgan?

Analizzando il rapporto di JPMorgan appare evidente che la crescita che USDT ha registrato nel corso degli ultimi due anni ha permesso a Tether di rafforzare la sua posizione nel mercato delle criptovalute, ma in un contesto di mancanza di conformità normativa e con un livello di trasparenza ancora insoddisfacente.

Gli analisti di JPMorgan hanno quindi evidenziato come gli emittenti di stablecoin più allineati alle normative attuali potrebbero trarre beneficio da una spinta sul binario delle regolamentazioni per le stablecoin, guadagnando quote di mercato.

Si prevede infatti che sia questa la direzione verso la quale il mercato si sta muovendo, sia negli Stati Uniti che in Europa, dove già dal mese di giugno si partirà con l’implementazione parziale del MiCA.

Il rischio di cui si parla quindi non è da intendersi come imminente, ma neppure troppo lontano. Qualcosa infatti dovrebbe iniziare a muoversi già nel breve-medio periodo.

Ma tornando alla situazione attuale, USDT ha in questo momento una dominance del 71% o poco meno, e la capitalizzazione di mercato totale di tutte le stablecoin messe insieme raggiunge i 135 miliardi di dollari, 96 dei quali sono rappresentati dalla quota di Tether.

Ricordiamo poi che USDT è oggi la prima stablecoin ad essere entrata in circolazione, e questo non fa che rafforzare ulteriormente il suo predominio.

E del predominio di USDT ha parlato anche lo stesso CEO di Tether, Paolo Ardoino, il quale ha spiegato che questo predominio può avere effetti negativi sui concorrenti, inclusi quelli che provengono dal settore bancario, e tuttavia, quanto meno fino ad ora, non sono state registrate ripercussioni negative sui mercati.

Tether, come lo stesso Ardoino ha tenuto a sottolineare, ha sempre lavorato a stretto contatto con gli enti regolatori globali, e questo lascia pensare che non vi dovrebbe essere alcun problema a livello normativo anche a seguito dell’atteso giro di vite sulla regolamentazione delle stablecoin. Inoltre abbiamo assistito a un graduale innalzamento del livello di trasparenza di Tether, che è stato anche premiato dai mercati.

Quali previsioni per il mercato delle criptovalute

Cosa dobbiamo aspettarci che succeda quindi nel mercato delle criptovalute, in relazione alla crescita di Tether (USDT) cui stiamo assistendo? Al momento è difficile immaginare che una qualche stablecoin sia in grado di minacciare il predominio di USDT, quanto meno nel breve-medio periodo.

Abbiamo visto che USDC, che doveva essere una valida rivale di USDT, ha dimostrato i suoi limiti, probabilmente per via di una minore esperienza nella gestione del progetto.

Non possiamo però avere grandi certezze per il lungo periodo, perché alcune stablecoin potrebbero trovare un habitat particolarmente favorevole all’indomani delle novità in fatto di regolamentazione, e stiamo parlando della stessa USDC ma anche di PYUSD, dietro ciascuna delle quali ci sono delle società Usa quotate in Borsa, con un chiaro vantaggio da sfruttare nel momento in cui occorrerà allinearsi con le normative.

Non è detto però che, in un mercato come quello delle criptovalute, e specie quando si tratta di exchange decentralizzati, la capacità di aderire alle normative comporti effettivamente un vantaggio per una stablecoin.

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