L’exchange crypto Gemini ha dichiarato ufficialmente di non avere né fondi propri, né fondi dei loro clienti in deposito presso la banca fallita Signature Bank.
1/ It’s very sad to hear the news about Signature Bank. They have been incredible partners to Gemini and our industry for the better part of a decade.
We have zero customer funds and zero Gemini dollar (GUSD) funds held at Signature Bank.
— Gemini (@Gemini) March 13, 2023
Signature Bank è fallita pochi giorni fa, dopo il fallimento di Silicon Valley Bank.
Mentre Silicon Valley Bank era attiva soprattutto in California (Gemini invece è a New York), Signature Bank era la banca di molte società crypto.
La relazione tra il crypto exchange Gemini e Signature Bank
Signature Bank aveva sede proprio a New York, dove ha sede anche Gemini, e forniva servizi specifici per settori come quello degli immobili commerciali, del private equity, dei servizi ipotecari e del venture banking.
È stata fondata nel 2001, ovvero molto prima della nascita delle criptovalute, ma nel 2023 gli asset legati al settore crypto erano arrivati a rappresentare il 30% dei suoi depositi.
Al momento della chiusura aveva asset per 110 miliardi di dollari e depositi per 82 miliardi, tanto da costituire il terzo maggior fallimento bancario di sempre negli USA a valori nominali.
Signature Bank è entrata nel settore crypto nel 2018, e già nel 2021 più del 16% dei suoi depositi proveniva ormai da questo settore. Deteneva anche parte delle riserve di Circle per USDC.
Grazie a questo boom il valore delle sue azioni in borsa è salito da 75$ a 375$ in poco più di un anno, ed a quel punto è stata soprannominata “banca crypto”.
Secondo il Financial Times otto dei dodici maggiori broker di criptovalute avevano conti su Signature Bank, e la banca nel 2019 aveva anche elaborato una rete di pagamento aperta chiamata Signet che consentiva il regolamento in tempo reale dei trasferimenti di fondi via blockchain. A fine 2020 aveva già 740 clienti che utilizzavano Signet.
Non si trattava quindi di una banca creata per clienti crypto, ma di una banca tradizionale che si era aperta al settore crypto di recente.
Le crypto riserve di Gemini e la chiusura di Silvergate Bank
Gemini, invece, è uno dei maggiori exchange crypto statunitensi, anche se negli ultimissimi anni ha un po’ perso quote di mercato.
Basti pensare che il maggior exchange USA, Coinbase, ha ancora più di due miliardi di dollari di volume di scambio giornaliero, mentre Gemini è precipitato a 33 milioni.
L’altro grande exchange crypto statunitense ormai è Kraken, con 1,2 miliardi di dollari di volume di scambi giornalieri. Binance US ad esempio è poco sotto il miliardo, e Gemini da questo punto di vista ormai è stato sorpassato anche da exchange minori e sconosciuti come PointPay, WOO X, Felixo, e molti altri.
La stragrande maggioranza degli scambi su Gemini riguarda BTC ed ETH, ed avviene in USDT e USDC. Tutto il resto è marginale.
Nonostante ciò un suo eventuale coinvolgimento con il fallimento di Signature Bank avrebbe di sicuro dato un altro duro colpo al settore crypto, quindi la dichiarazione ufficiale è servita quantomeno ad impedire il diffondersi di nuovo panico.
Da notare che Gemini nel corso del tempo si è specializzata soprattutto in servizi crypto di livello istituzionale, rivolti a grossi clienti, quindi non è tanto il trading ma soprattutto la custodia che avrebbe potuto creare grossi problemi in caso di mancanza di fondi.
Oltretutto è da ottobre che si sospetta che Gemini sia in crisi, e di recente è stato accusato prima di aver mentito ai clienti, e poi di aver venduto illecitamente security non registrate.
GUSD: la stablecoin di Gemini
Gemini non ha un suo token, ma ha emesso una sua stablecoin, Gemini USD (GUSD).
Quando la emise sembrava potesse sfidare le due principali rivali, USDT e soprattutto USDC, ed invece nel corso del tempo si è rivelato un progetto di scarsissimo successo.
Basti pensare che, pur non avendo mai realmente perso il peg con il dollaro, la sua capitalizzazione di mercato non è mai riuscita a superare il miliardo di dollari. Inoltre dagli 866 milioni di picco a novembre dell’anno scorso, è poi scesa fino agli attuali 600 milioni.
USDC ad esempio capitalizza oltre 37 miliardi, e USDT addirittura 74. La capitalizzazione di mercato di GUSD è attualmente inferiore persino a quella della stablecoin algoritmica USDD, che di recente ha avuto seri problemi di perdita del peg con il dollaro.
Quindi tutto fa credere che Gemini stia attraversando un momento di difficoltà.
Gemini e il fallimento di Signature Bank
Se non altro almeno non ha avuto problemi legati al fallimento di Signature Bank.
Nelle dichiarazioni ufficiali ammettono che la banca è stata una loro partner per la maggior parte del decennio, ma rivelano di non aver più alcun dollaro in deposito presso di loro.
Infatti, ad oggi tutti i depositi bancari di Gemini, compresi quelli dei fondi che custodiscono per conto dei loro clienti, sono su JPMorgan, Goldman Sachs e State Street Bank.
Inoltre, tutte le riserve di GUSD sono su State Street Bank, Goldman Sachs e Fidelity.
In questa sua comunicazione ufficiale Gemini sottolinea che tutti i fondi dei suoi clienti e le riserve in dollari sono coperti al 100%, e sono quindi disponibili per il prelievo in qualsiasi momento.
Questo, ad esempio, non era vero per FTX, il secondo maggior exchange crypto statunitense dopo Coinbase fallito a novembre.
Sempre per evidenziare un atteggiamento differente e più prudente, Gemini afferma anche che stanno continuando a monitorare attivamente il rischio di controparte dovuto alle partnership bancarie per prevenire qualsiasi impatto sui clienti.
A questo punto viene da pensare che di recente potrebbero aver deciso di cessare di utilizzare servizi bancari offerti da Signature Bank forse proprio perchè avevano intuito che i rischi relativi alla tenuta di questa banca stessero aumentando.